Abbiamo chiuso la scorsa puntata dicendo due cose:
1 che è nel processo di ricerca che dobbiamo trovare, anzi essere, motivati;
2 che la motivazione intrinseca è qualcosa che dobbiamo costruire nel percorso e più ci impegniamo a farlo e più ne avremmo, di motivazione, in futuro.
Queste due affermazioni hanno una base scientifica e arriviamo a scoprirlo con questo racconto. Questo racconto lo faccio, come sempre, per invitarvi a fare il vostro esperimento scientifico interiore, per rendervi conto come le funzioni, le reazioni o le risposte del nostro sistema corpo-mente, siano tutte delle possibilità per evolvere come leader e quindi per evolvere spiritualmente.
Se volete avete la possibilità di fare un esperimento che vi possa dimostrare come spiritualità faccia rima con quotidianità.
Quante volte avete sentito dire che uno dei segreti dell’intelligenza emotiva è saper ritardare il piacere e goderne un poco alla volta?
Quante volte osserviamo un bambino che fa i capricci perché vuole un gelato, ma poi nel momento in cui lo sta mangiando se gli date un’altra distrazione si dimentica del gelato?
E noi adulti, quante volte bramiamo un qualche cosa, ma poi appena l’abbiamo ottenuta viviamo un calo emotivo o motivazionale? Questa è una cosa che succede spesso agli sportivi che hanno tanto successo e che vanno in crisi a fine carriera, ma il meccanismo è lo stesso per tutti.
Forse un esempio più vicino ai nostri temi è questo: quante volte siamo così concentrati sul risultato, su una promozione, su un premio, su un successo, sull’ambizione, sul vincere la concorrenza, che non ci rendiamo conto di come stiamo gestendo emozioni, motivazione e consapevolezza nel percorso?
Riassumendo, spesso viviamo per vincere e questo, vedrete a breve, è il modo migliore per perdere la motivazione.
Riassumendo, ci stiamo perdendo il fatto che tutta la nostra crescita e tutta la motivazione che avremo nel futuro, dipendendo da quanta motivazione mettiamo nel singolo passo, nell’insieme dei passi, nell’allenamento e nel come pensiamo al traguardo.
Questa motivazione intrinseca è facile da concepire quando va tutto bene, ma è più difficile da accettare e far esprimere quando le cose non vanno come vogliamo.
Molti di voi lavoreranno in start up, molti saranno già CEO e leader e molti si staranno dicendo: “ma questo cosa dice, i nuovi modelli di business si basano proprio sulla crescita, sulla purpose e non sul risultato”.
Certo questo è vero, anche se ci dobbiamo dire onestamente solo in parte, ma il punto è che ogni CEO, ogni leader, tutti noi siamo persone e la benzina della motivazione, al di là di quello che si crede, è solo una e se la usiamo in modo non equilibrato, poi dovremmo trovare una benzina esterna (uno stimolo estrinseco) per tenere in piedi il nostro life balance.
Quindi bisogna vedere come facciamo salire questa motivazione e dobbiamo imparare a stare in equilibrio oggi per crescere, come persone e leader, nel futuro.
La realtà è che oggi le droghe per restare motivati sono assunte dagli studenti universitari come fossero sane verdure e la realtà è che spesso la forza della nostra motivazione è alta in un ambito, ipotizziamo il lavoro, ma è più bassa in altro e per tenerla tutta alta spesso si ricorre a stimoli, basti solo pensare al caffè o al cibo o lo stesso corpo ci gira le spalle e si ammala..tutte cose che la nostra società accetta come normali, la famosa panzetta tutto salute, non sto per forza parlando di cose fuori dall’ordinario…sto proprio parlando di sopravvivenza ordinaria.
Nella scorsa puntata abbiamo detto che molti di noi sono motivati in un ambito e magari meno in altri, lo abbiamo appena ripetuto.
Abbiamo detto che la benzina è una e questa benzina si chiama DOPAMINA.
Non fa tutto da sola, c’è anche l’adrenalina e altro, ma lei è protagonista.
La dopamina è sempre stata conosciuta per essere il neuro-modulatore del piacere, questo è vero, ma oggi sappiamo che il suo ruolo principale è quello di motivare, di focalizzare, di portarci, ad esempio, al flow.
Nel nostro sistema essa ha un livello fisiologico e dei picchi. Entrambi sono importanti ed entrambi andrebbero gestiti con equilibrio perché una delle caratteristiche della dopamina è che ha un’azione sia puntuale che globale e noi non possiamo gestire in modo funzionale sia i picchi che il livello fisiologico.
I picchi hanno inoltre il lato oscuro; finito il picco il livello scende non a quello fisiologico precedente, ma ad uno più basso ed è lì che scatta in noi il bisogno di uno stimolo per tornare in alto.
Così si spiegano i cali di motivazione e soprattutto le dipendenze…la gestione dei picchi per fare in modo che siano piaceri e non cali emotivi è la base di funzionamento dei casinò e dei giochi.
Il livello di motivazione che ho mentre faccio un’attività viene “registrato” e in futuro il mio sistema si ricorderà di quanto ero motivato e da qui dipenderà appunto la mia motivazione futura, intrinseca anche di fronte a nuove sfide, a cambiamenti.
Ed infine la dopamina è una, è una quantità che non distingue le varie aree della vita e quindi se la uso tutta su un’attività, per altre mi serviranno altri stimoli per elevarla o semplicemente sarò potenzialmente pigro.
Ho riassunto in modo semplice e spero non banale il meccanismo, con la semplicità di un coach che non è scienziato, ma che padroneggia questi concetti da un punto di vista del mindset, dell’empatia e della comunicazione per i suoi clienti.
Il coaching vi aiuta a trovare questo equilibrio e questa forza dentro di voi.
Se volete approfondire nelle note vi lascio il link al podcast di Andrew Huberman che è un neuro-scienziato….
Ci sono dei trucchi per capire quando e quanto caffè, se usare la musica per fare sport o no etc etc, Huberman vi dà qualche suggerimento utile e pratico, ma quello che ci interessa a noi è altro.
Vin sfido a pensare ogni secondo cosa fare per gestire la dopamina…
Quello che ci interessa è che l’unico modo per aumentare e gestire meglio la dopamina è avere un equilibrio delle aree della nostra vita e soprattutto far salire in noi la motivazione nel viaggio, nella vita di tutti i giorni, dalla più piccola e noiosa delle attività alla più stimolante.
La motivazione sale se impariamo a provare piacere nella gara e non pensando al traguardo. La motivazione sarà più alta in futuro se al traguardo arriviamo motivati e non in attesa della motivazione che ci sarà dopo. La motivazione sarà più alta se tagliato il traguardo saremo grati alla vita ed in modo distaccato, osservando e ascoltando, ci impegneremo a comprendere il vero messaggio dietro alle esperienze.
Per farlo serve un mix di volontà, trucchi alla Andrew Huberman, stile di vita, fede, spiritualità…ognuno il suo e se volete il supporto di un coach..ovviamente come sempre qui facciamo riferimento a situazioni che non hanno a che fare con la depressione.
Ragazzi questo è il famoso growth mindset, la dopamina ce lo spiega, ma è quello che siamo dentro che lo può attivare, che ci trasforma in leader.
Il processo, la fatica ci servono. Il cuore, chi siamo, la nostra spiritualità ci motivano…anzi attivano la dopamina…
Andrew Huberman: https://hubermanlab.com/controlling-your-dopamine-for-motivation-focus-and-satisfaction/