Alessandro Broccolo – Coach professionista

Mindset ed esercizio di reframing

6 Aprile 2022

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Vi è mai capitato di entrare in una riunione, magari non per primi, ma a metà e di percepire che ci fosse qualcosa che non andava nell’aria?

Vi è mai capitata la stessa cosa nella vostra vita privata? Magari la sensazione di svegliarsi con il piede storto al mattino e avere poi conferma che tutta la giornata va storta?

Proviamo a immaginare questa cosa nelle relazioni.

Torniamo sul lavoro; non capire cosa vuole veramente il vostro capo, non riuscire a dialogare tra colleghi, non riuscire a negoziare con un partner, oppure semplicemente non riuscire a convincere, o meglio a guidare, il vostro team.

E di nuovo, nella nostra vita a casa, non riuscire a venirne fuori da una discussione con il partner di vita o con un figlio.

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Tutte queste situazioni, soprattutto quelle lavorative, ci possono creare stress, ansia, infelicità, ma anche difficoltà ad essere e dare il meglio di noi; anche un lavoro che ci piace può diventare un incubo e anche a casa, con le persone che amiamo, ci sembra di non dare tutto quello che vorremmo dare.

Ci chiediamo cosa ci sia che non vada e ci diamo due risposte:

  1. la prima è che “è un periodaccio” e appena potrò calmarmi le cose andranno meglio, fluiranno meglio;
  1. la seconda è che qualcuno, noi stessi o le altre persone, debba avere un qualche tipo di colpa. Questa colpa può essere disattenzione, incapacità, poca passione oppure distrazione, mancanza di intelligenza emotiva o semplicemente mancanza di temperamento… quello che definiamo caratteraccio.

Per quanto queste situazioni ci appaiano nel primo modo, quello del periodaccio o nel secondo, quello della “colpa”, il risultato è che non vediamo veramente la realtà delle cose.

Come mangiamo, come respiriamo, come ci sediamo, la nostra postura, la nostra respirazione; quella nostra e quella che vediamo o percepiamo nelle altre persone, creano in noi delle reazioni sensoriali, appunto come risposta ai sensi e delle reazioni emotive. Saper controllare questi passaggi è uno degli aspetti dell’intelligenza emotiva; sapere chi siamo, quindi coscienza, spirito, anima o in generale qualcosa di più del nostro corpo e della nostra mente, ci permette di essere oltre che emotivamente intelligenti anche consapevoli.

In tutto questo la mente gioca un ruolo mica da poco; registra tutto e sulla base di questo vive del passato (apprendimento) e anticipa il futuro. Questo significa, che anche se riusciamo ad essere presenti nelle nostre sensazioni ed emozioni  usando quindi l’intelletto, il pensiero più elevato, c’è comunque il rischio di agire sulla base dell’idea che abbiamo di noi stessi, delle cose, del mondo e quindi anche delle relazioni o dei progetti al lavoro.

Significa che per forza questa idea è sbagliata? 

No, significa che dipende da dove sono io rispetto alla mia mente, perché io non sono la mente.

Vediamo di capirci; noi vorremmo arrivare ad uno stato di presenza, di consapevolezza, di accesso a qualcosa di superiore, tale da sviluppare una capacità intuitiva infinita. Per quanto ci piaccia imparare, conoscere, calcolare, non c’è niente di così potente come la consapevolezza intuitiva di chi sei e di cosa puoi fare. Vi faccio un esempio terra terra e che non ha a che fare con la nostra tipica società, quella che usa la mente tutto il giorno, freneticamente, anche mentre dormiamo o stiamo facendo la cosa più pacifica o rilassante del mondo. Una persona che vive nella foresta, un indigeno, uno shamano, ancora oggi sono in grado di dire a che ora pioverà e lo sanno fare con la stessa precisione della nostra intelligenza artificiale. Saper fare queste cose può essere: percezione, che ha a che fare con il corpo, (nel caso specifico della pioggia è proprio questo, non è tirare ad indovinare) o appunto intuizione, come nel caso di  Einstein quando ha scoperto la relatività o come le incredibili capacità dei grandi filosofi, matematici, artisti del passato.

Quello di cui stiamo parlando oggi, non sono però percezione e intuizione, ma la creazione di scatole mentali nella nostra testa, che ci fanno parlare ed agire in un certo modo senza rendercene conto.

L’obiettivo è arrivare a percepire ed intuire qualcosa oltre, ma il passaggio passa per l’allenamento della nostra mente. Usiamo quello che abbiamo e cerchiamo semplicemente di vedere le cose da un altro punto di vista.

Un altro punto di vista  è un’altra prospettiva sulle cose ed è quello che chiamiamo reframing.

Il tipo di reframing che vi propongo oggi, lo prendo come spunto da due bellissimi libri di David Emerald: The Power of TED e 3 Vital Questions ( in questo caso TED non ha a che vedere con il bellissimo formato degli speech motivanti e innovatori).

Le nostre giornate, le nostre riunioni, le nostre relazioni, private o lavorative che siano, posso non andare come vogliamo per due cause:

  1. la prima è su cosa siamo concentrati e sulla nostra intenzione;
  1. la seconda è sulla libertà  che diamo o togliamo in noi stessi, negli altri e di conseguenza sul come agiamo.
  1. Ho fatto una stories qualche mese fa, che diceva che tutte le nostre frasi e conversazioni cominciano con “NO”. Non vogliamo dire qualcosa di negativo, ma per cominciare una frase, un ragionamento, in risposta ad una persona, si esordisce sempre con “NO”. Anche quando siamo d’accordo con qualcuno: “No, hai assolutamente ragione”. Fateci caso e scoprirete che il 90% se non il 100% delle volte è così.

Qual è il punto? La nostra mente si setta sulla negatività e sul fatto che pensa ci sia un problema da risolvere; tutta la nostra vita, anche nelle situazioni, progetti o relazioni che amiamo, viene creata pensando ci sia un problema da risolvere.

Il reframing è concentrarsi sul beneficio, ma soprattutto sul capire quale sia questo beneficio.

Se ci concentriamo sul beneficio tutto si sposta su questo: corpo con la sua postura, il respiro, la mente. La nostra capacità di gestire sensazioni e emozioni migliora e con il tempo, la scatola della fisicità e della mente, potrebbe aprirsi anche a qualcosa di più, come consapevolezza di chi siamo, percezione e intuizione. Anche se non arrivassimo a tutto questo, la probabilità di arrivare dove vogliamo e non essere stressati e senza energie sarebbe comunque più alta.

Pensateci, ogni volta che si convoca una riunione, c’è un problema da risolvere; ogni volta che si discute con il partner, c’è un problema da risolvere. Questo non vuol dire che i problemi non ci siano o che non vengano convocate riunioni (o mandate mail) per fare qualcosa di bello, come progetti o innovazioni. 

Certo che questo avviene, ma molte volte l’approccio che poi abbiamo nel costruire la soluzione, parte dal problema e non dal beneficio.

Possiamo fare un passo in più; ognuno ha i suoi problemi da risolvere e i suoi consapevoli o inconsapevoli benefici che vuole ottenere. Se siamo soli, va bene passare dal nostro focus sul “NO” al beneficio.

Se siamo in tanti, anzi anche solo in due, la prima cosa da fare è invece chiarire ed essere sicuri che il beneficio sia lo stesso per tutti.

Il modo migliore per capirlo è quello di dirlo apertamente chiedendo ad alta voce: quale beneficio vogliamo ottenere?

  1. Il secondo punto è sulla libertà e questo riguarda soprattutto le questioni più personali, non per forza della vita privata, anche al lavoro, ma qui scendiamo in un rapporto più tra due o poche persone. Per aiutare o aiutarci a focalizzare la nostra attenzione sul beneficio, non dovremmo imporre o imporci un metodo a priori per trovare la strada, ma dovremmo capire quale sia per noi la strada più giusta. Il motivo è che, di solito, questo ci permette di allineare in modo automatico  le nostre motivazioni intrinseche e quello che per noi conta. Invece di dire “fai così”, dire “quale strada potrebbe portarci a” cambia completamente sia il nostro stato mentale che il ventaglio di soluzioni, ma soprattutto sposta nuovamente il focus sul beneficio.

Se riusciamo a mettere assieme queste due cose, beneficio e  libertà, le nostre intenzioni diventano più chiare e corpo e mente sono più orientati a lavorare in questo senso.

Grazie 🙏

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