Vi capita mai di avere dei momenti dove la paura di perdere qualcosa o qualcuno bussa alla vostra mente?
Immagino di si, fosse anche solo per qualcosa di materiale.
Se facciamo una ricerca sul tema, oltre a trovare le notizie scientifiche che ci ricordano che paura e ansia attivano le stesse parti del cervello pur essendo, in teoria, due emozioni-stati diversi, troviamo anche le “solite” (senza offesa) frasi del linguaggio spirituale che ci parlano di “amore, ma non attaccamento”.
Scrivo senza offesa tanto le uso anche io, ci credo anche io, ma poi l’esperienza non è sempre così.
La paura di perdere qualcosa può essere vista come l’essere attaccati, ma, se è vero amore, ci diciamo, non ci dovrebbe essere attaccamento ma libertà.
La paura in senso più allargato ha a che fare anche con la memoria ed è abbastanza ovvio nei meccanismi di sopravvivenza, dove i pericoli sono in qualche modo radicati dentro di noi grazie all’evoluzione.
Potremmo dire che la paura fa parte del nostro Karma, sia individuale che collettivo.
Una volta che siamo coscienti di noi stessi, mano a mano che cresciamo, più o meno tutti sappiamo se qualcosa è o non è pericoloso.
Ovviamente ci sono situazioni limite o situazioni dove il pericolo futuro è associato ad un piacere immediato (ad esempio mangiare troppi dolci) e quindi può non essere avvertito come un pericolo.
Purtroppo però non ci sono solo situazioni limite perché oggi la paura del vivere quotidiano sembra diffondersi e questa la potremmo chiamare paura di perdere sé stessi.
Siamo tutto il giorno sconnessi ma ci sentiamo disconnessi, soli.
Se guardiamo dentro di noi, se cerchiamo nella nostra anima e se facciamo una riflessione guardando i 10 Saperi del Well-Being Knowledge, che emozione nasce in noi, in voi, rispetto a questa declinazione della paura?
Alla declinazione di perdere qualcosa o qualcuno? E questo famoso non attaccamento?
Perché questo “non essere attaccati” o essere distaccati è per me chiarissimo e verissimo.
Tutta la saggezza mondiale di tutti i tempi, che venga cercata ad est o a ovest, nello spirito o nel pensiero, in filosofia o in meditazione, ci dimostra da sempre che attaccarsi a qualcosa è doloroso e non sempre coincide con l’amore ma, va notato, non per forza lo esclude.
Anche la filosofia apparentemente più fredda, mi vengono in mente gli stoici piuttosto che il buddismo, casca di fronte al dramma della vita e del mondo che sembra incorporare infinita bellezza e infinito dolore.
Oggi quando si pensa al buddismo ci viene in mente prima l’amore verso tutti gli esseri ( la pratica di Metta) che la sofferenza come una delle verità annunciate dal Buddha e il distacco come uno dei modi per uscire da questa sofferenza, giusto?
Almeno per me è così e questo pensiero non lo prendo sotto gamba, perché deve voler per forza di cose dire che se amiamo, in automatico non abbiamo paura o almeno riusciamo a darci un senso… ecco questa è la paura declinata nel Saper Amare del WELL-BEING KNOWLEDGE.
Di nuovo una coincidenza perfetta e allo stesso tempo dolorosamente imperfetta tra amore e distacco.
Vi ricordate quando dicevo che è un sistema per predisporre il nostro essere a far emergere questi Saperi? Ecco un esempio.
E nella nostra, nella vostra vita quotidiana, quanto è presente questa alternanza e quindi quanto si manifesta questa paura?
Quando parliamo di questi temi la nostra testa va subito sulle grandi cose e magari per qualcuno di noi queste grandi cose capitano poche volte nella vita.
Ma questa paura di perdere e distaccarsi è presente in noi sempre, anche nelle piccole cose, semplicemente abbiamo imparato nel tempo a darci significati diversi.
Perché queste sono le emozioni: non dei segni distintivi fatti e finiti, ma della chimica del corpo alle quale impariamo in modo più o meno virtuoso a dare dei significati e questi significati diventano la nostra mente e questa mente diventiamo, spesso erroneamente noi…ed ecco che dovremmo Saper Meditare e Saper Trascendere.
La conclusione momentanea e l’esperienza che ho fatto fino ad oggi, mi fanno dire che questa forma di paura non è altro che la sensazione che la vita non sia compiuta in sé stessa e che vada in qualche modo riempita.
Se qualcosa prima non c’era e io la trovo, la creo e magari me ne innamoro, sono riuscito o riuscita a riempire e dare senso. La paura è la mancanza di questo senso. L’attaccamento è il non volersi privare di un senso trovato o ritrovato.
Questa paura è semplicemente la vita che vuole vivere.
O forse è la vita che vuole insegnare? E’ Karma che come ho già detto spesso non è la ruota della sfiga, ma è la nostra possibilità di imparare?
Io credo che la più grande lezione ce la diano le persone che hanno imparato a conoscere ed esprimere sé stesse e hanno imparato ad accettare anche il dolore.
Perché esprimere è diverso da riempire. Esprimere è Purpose. Voler fare, realizzare, ottenere e dare nella vita, sentirsi nutriti e realizzati non è per me riempire un vuoto ma usare esattamente quello che ci è stato dato.
E’ un bisogno primario.
Il nostro gioco è sapere se quello che vogliamo è veramente un nostro bisogno o no.
Quando esprimiamo e manifestiamo grandi e piccole cose, se siamo veramente noi, se sappiamo di cosa abbiamo bisogno, abbiamo la possibilità di essere distaccati e innamorati perchè quello che facciamo non ci appartiene, ma esce e si crea tramite noi…
Chiudete gli occhi e pensate di essere dei creatori liberi…Voi potete creare come vostra possibilità e potere. Io se ci penso sento un’energia che mi fa tremare le gambe e mi fa dire voglio essere così.
La paura di perdere, l’attaccamento, arrivano quando vogliamo qualcosa che forse non siamo destinati a creare o, magari, quando non vogliamo accettare (che è appunto uno dei Saperi) che è per noi arrivato il momento di creare qualcosa di nuovo e di lasciare il passato.
Per trovare esempi del genere non serve cercare santi e guru ma lo vediamo oggi anche in alcuni imprenditori.
…e poi in tutto questo però rimane, a volte, la parte dolorosa e non ci possiamo fare nulla.
Vito Mancuso dice che gioia e dolore sono due esperienze alle quali nessuno si può sottrarre.
Credo che nessuno ne sia immune, ma a qualcosa deve pur servire e ognuno di noi può rifletterci sopra.