Alessandro Broccolo – Coach professionista

Intenzione e obiettivi parte II: la libertà dell’intenzione e la praticità dell’obiettivo

11 Ottobre 2023

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Qui il podcast.

La scorsa volta abbiamo detto/scritto che un’intenzione è qualcosa che contemporaneamente trasforma e viene trasformata (ammetto che è un pò come la storia dell’uovo e della gallina) da una mente che è andata in profondità su sé stessa ed i propri desideri.

L’intenzione è esprimere una visione, un desiderio più o meno grande, partendo da uno stato di coerenza con sé stessi per poi lasciare che sia la vita a fare in modo che questa intenzione si realizzi. 

Ecco perché, come scrivo nel titolo, l’intenzione ci dà un senso di libertà.

Da cosa siamo liberi?

  • dal dover fare qualcosa che va fatto per dovere sociale ed entrare in un’area dove facciamo le cose perché le sentiamo nostre;
  • dal sentire che la vita ci sta togliendo qualcosa che dobbiamo avere per entrare in un campo dove la vita è un dono che dona;
  • …provate a pensare anche voi in che senso ci dà libertà?

Se all’ascolto ci sono dei leader vi piacerà però sapere che questa libertà non ci toglie nessuna responsabilità, anzi proprio il contrario. Ci prendiamo in mano tutta la responsabilità della nostra vita.

Ci prendiamo tutta la responsabilità della nostra vita perché accogliamo l’idea che noi siamo parte della vita, siamo vita e che quindi non possiamo essere noi stessi che ci togliamo qualcosa.

Questa responsabilità trova le sue basi nel fatto che un’intenzione, come abbiamo già detto, trova terreno fertile solo se abbiamo lavorato su corpo, mente, energie con un obiettivo spirituale, ricordandoci che questo obiettivo spirituale si realizza in ognuno di noi grazie alla vita materiale (ricordate i due lati della stessa medaglia??)

Quindi per realizzare un’intenzione non bisogna fare nulla, ma dobbiamo creare uno “stile di essere” che permetta all’intenzione di realizzarsi, dobbiamo fermarci in chi siamo.

Ma cosa la differenzia da un obiettivo? 

L’intenzione la predisponi, l’’obiettivo lo raggiungi e a volte lo rincorri.

Se fissiamo obiettivi senza aver predisposto il nostro essere con intenzioni profonde è più probabile che ci allontaniamo da quello che siamo destinati ad essere o che semplicemente falliamo nel raggiungere l’obiettivo.

L’obiettivo senza intenzione rischia di sregolare il sistema nervoso (parliamo quindi anche di salute), di farci esaurire e di farci arrivare a fine giornata chiedendoci che cosa abbiamo fatto oggi e perché.

A livello pratico la grande differenza tra intenzione e obiettivo è che l’obiettivo può essere organizzato e misurato, il classico obiettivo smart.

Quindi una cosa è dire: “ nella prossima ora voglio essere concentrato e dare il meglio di me” e mentre lo dico sento un senso di nutrimento e di energia. Qui c’è l’intenzione di sentirmi realizzato o utile e sfido chiunque a dire che debba essere misurato.

Un’altra cosa è organizzare il proprio lavoro in modo da poter essere concentrati nella prossima ora, qui invece è una questione pratica e alla fine la misurazione serve.

L’intenzione è dentro di te, l’obiettivo si misura fuori.

L’intenzione ci deve essere sempre, l’obiettivo serve solo quando arriva il momento di fare una serie di azioni per raggiungerlo.

Provate ad organizzare il vostro lavoro senza aver l’intenzione interiore di farlo e sapete benissimo come va a finire…nel peggiore dei casi non ci riuscite e nel migliore dei casi alla fine siamo stressati…e attenzione che dire alla fine fa la differenza, perché invece essere stressati nel mentre può essere qualcosa di estremamente positivo e normale.

In generale possiamo inventare questa regola: l’intenzione ci predispone e l’obiettivo ci permette di realizzare. L’intenzione ci predispone se abbiamo fatto un lavoro che cambia il nostro essere, l’obiettivo ha a che fare con metodo e organizzazione.

Serve sempre metodo e organizzazione? 

Per me la risposta è no perché i desideri più intimi della nostra interiorità, anche quando sono materiali, possono essere raggiunti grazie al modo in cui ci predisponiamo alla vita.

Metodo e organizzazione servono invece quando dobbiamo imparare come fare un pezzo del percorso, quando la vita ci presenta lo stimolo, l’occasione al quale dobbiamo saper dare una risposta.

Se non ci arriva lo stimolo dalla vita stessa possiamo rimanere nel mondo delle intenzioni, dei desideri profondi della nostra anima e nel come vogliamo essere ed esprimere la vita, anche nel cosa vogliamo raggiungere e ottenere dalla vita.

Anche quando c’è di mezzo un obiettivo, la regola spirituale che l’intenzione si realizza da sola resta valida, perché l’intenzione si sta realizzando, questa volta, tramite un obiettivo, ma non è detto che questo accada sempre.

Capire questa differenza per me è vitale perché passiamo troppo tempo a fissare e rincorrere obiettivi e troppo poco a trasformare la nostra predisposizione, il nostro stile di essere e la nostra capacità di avere fiducia nel fatto che quando desideriamo qualcosa, se questo desiderio è coerente con il nostro destino, si realizzerà.

Avere fiducia è la più grande delle intenzioni e per capire che non è un obiettivo adesso vi invito a trovare una procedura smart per avere fiducia…quello che verrà fuori è che non vi fiderete della procedura a meno che non proverete a fare qualcosa…ma questa non è fiducia.

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