Alessandro Broccolo – Coach professionista

#20 Dove nasce la curiosità

1 Febbraio 2023

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Una puntata per metterci curiosità sulla curiosità.

Essere curiosi è qualcosa che piace e quando ci rendiamo conto di non esserlo ci sentiamo un pò a disagio vero? Come se ci mancasse una di quelle famose skill delle quali abbiamo parlato nelle scorse puntate.

Recentemente sono incappato in alcuni studi e testi che parlavano di curiosità e mi sono chiesto se essa potesse essere sviluppata; ma soprattutto che cos’è?

Quindi oggi proviamo a capire cosa sia la curiosità e direi che questo rende la puntata importante.

Io credo che la curiosità si possa sviluppare ed è proprio il significato che possiamo dare alla curiosità che me lo fa dire.

Partiamo da questa domanda: “ la sapete la differenza tra capacità e abilità?”

Si trovano molte spiegazioni nell’ambito sportivo, io è nel mio corso di Personal Trainer che per la prima volta ho analizzato questa differenza.

Generalizzando potremmo dire che una capacità è qualcosa di innato in una specie/genere. Camminare è una capacità che abbiamo, sollevare un peso da terra è una capacità che abbiamo. L’abilità invece è il miglioramento nel tempo del gesto, magari anche per un fine specifico. Se prendiamo l’esempio del peso, una cosa è sollevarlo da terra, un’altra è fare uno stacco da terra.

Mi viene da pensare che quindi le skill sono abilità cosa dite?

Mi viene anche da pensare che un’ abilità non si sviluppa se non c’è una capacità innata e soprattutto se non c’è motivazione.

Arriviamo quindi alla curiosità. 

Ho scoperto queste due cose:

  1. che la curiosità presuppone una conoscenza di base. Sembra che non possiamo essere curiosi di qualcosa che non conosciamo, dove per conoscenza possiamo intendere anche consapevolezza, istinto. Direi che vuol dire che se non c’è una capacità innata non possiamo essere curiosi;
  1. la seconda scoperta è che negli studi scientifici con la risonanza magnetica, in un’azione che implica curiosità si attivano le stesse aree del cervello in gioco quando c’è conflitto, eccitazione, gratificazione. Direi che vuol dire che siamo curiosi quando c’è un bisogno da colmare o un desiderio da soddisfare. Ricordiamoci anche un’altra cosa importante e che ho sottolineato nel mio recente post dal titolo “rispondere alla vita non è quello che pensi”. Anche la curiosità ci ricorda che il nostro cervello e corpo con tutta la sua fisiologia, attiva e si attiva nello stesso modo per tanti bisogni diversi e sta a noi dare un significato a questi bisogni.

Ormai lo sto dicendo in ogni puntata. Saper dare significati, essere emotivamente creativi o granulari è essenziale per evolvere e stare bene, insieme o da soli.

La curiosità quindi è una capacità o un’abilità, è innata o si sviluppa?

Per me è entrambe le cose e provo a supportare la mia idea in questo modo.

Se è vero che siamo curiosi quando abbiamo già una conoscenza di qualcosa, potrebbe voler dire che se c’è di base la possibilità di comprendere qualcosa, quindi la capacità, ci sono i presupposti perché ci impegnano in qualcosa di nuovo, quindi un’abilità.

Quindi cos’è che ci dovrebbe spingere ad essere curiosi se potenzialmente lo siamo tutti?

A questo punto credo resti la risposta più ovvia ovvero la motivazione.

La motivazione che, come raccontavo nella mia diretta Linkedin sul WellBeing nelle aziende, richiede conoscenza di sé.

Se da una parte per conoscerci dobbiamo stare bene e, se per farlo, dobbiamo preoccuparci del nostro stile di vita, dall’altra è altrettanto importante saper vedere, ascoltare e dare significati a quello che succede dentro e fuori di noi.

La chiave di cosa sia la curiosità e di come praticarla il più possibile sta nel concetto di equanimità che anch’essa è sia una capacità che un’abilità. L’equanimità si sviluppa soprattutto, ma non solo, con la meditazione e se la conseguenza di essere equanimi è che sappiamo controllarci nelle varie situazioni, il suo significato profondo e reale è che equanimità = a capacità di osservare, ascoltare e comprendere.

Mi sembrano tutte caratteristiche di base per essere curiosi cosa dite?

Sono equanime quando riesco a vedere i fenomeni capendo che non devo mettere in gioco il mio ego per attaccarmi al piacere di questi fenomeni o staccarmi da fenomeni avversi.

Non vuol dire arrendersi alla vita o non avere ambizioni, ma saper ascoltare il momento in sé, per come è. 

Mettere in gioco il proprio ego significa fare i capricci. Noi cominciamo a fare i capricci da bambini e quando siamo adulti questi capricci diventano desideri di vittoria, di ottenere qualcosa, ma soprattutto diventano paure, confini  che guidano le nostre scelte.

Avere obiettivi e ambizioni non è un capriccio, il problema è quando questi obiettivi definiscono la nostra identità, quello che siamo. Quando succede lo capiamo dal fatto che c’è tensione e che non c’è attenzione nel processo.

Dobbiamo arrivare al risultato, c’è un vantaggio dal risultato, ma non prestiamo attenzione a nulla di quello che succede nel percorso, a meno che non ci serva per il risultato.

Se proprio vogliamo darci un’identità noi siamo il percorso e non il traguardo.

Questo nella curiosità fa la differenza dal giorno alla notte. Siamo curiosi come capacità innata, ma diventiamo curiosi quando in singoli fenomeni, minuti, azioni della nostra giornata sono un’occasione per osservare, ascoltare e comprendere l’esperienza senza bisogno di attaccarci un’etichetta di utilità per un secondo fine.

Quando c’è un secondo fine è più difficile essere curiosi, è più faticoso, è più stressante.

Quindi, nel lavoro ad esempio, si diventa curiosi più facilmente con gli incentivi.

L’esempio della curiosità sono i bambini che sono curiosi di tutto perché non hanno un motivo per esserlo.

Qualcuno di voi potrà obiettare che non è vero che il bambino non ha motivo per essere curioso. Verissimo, il suo motivo è vivere e fare esperienza..appunto…tutto quello che ci dimentichiamo da quando, più o meno, abbiamo 6-7 anni..e siamo ancora bambini…guarda caso coincide con la scuola, il primo luogo nel quale c’è utilità in tutto: il voto.

Immagino ci sia qualcuno che senta tutto questo come astratto. Sta a voi deciderlo e sta a voi ascoltare con attenzione le mie parole e farle vostre…intendo dire dar loro un significato vostro, non sono un predicatore, anche io cammino e casco come voi. Il significato  va dato non solo con il pensiero, ma con il sapere, come dicevo, ascoltare e vedere le singole esperienze della vita…significa saper vedere i pensieri che passano nella nostra testa come fenomeni da osservare.

Ogni momento è motivazione per essere curiosi. Curiosità e motivazione non hanno mai a che fare con utilità, risultati e obiettivi. E ripeto questo non vuol dire che poi ognuno di noi non abbia le sue utilità, desideri, obiettivi ecc ecc..

E’ questo il problema; quando qualcuno vi dice che essere equanimi, consapevoli, spirituali..quello che volete, significa non attaccarsi al proprio ego, subito pensiamo che il nostro ego non serva a nulla. 

Per vivere, per stare bene, per essere nel momento non serve un secondo fine. Che voi lo vogliate o no i momenti, il presente, c’è. Con questo presente ognuno di noi ci fa la sua vita, ci mette il proprio ego e i propri obiettivi. Uno non esclude l’altro, ma noi oggi escludiamo il presente, il momento, l’esperienza, il fenomeno accettato per come è, la vita così per come è, quindi spesso scegliamo di NON essere curiosi.

Ma tutti possiamo esserlo.

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