Alessandro Broccolo – Coach professionista

Autonomia

11 Febbraio 2023

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Autonomia o come suona meglio in inglese Autonomy. In questa settimana mi sono arrivati ben due spunti su questo tema: un webinar sugli aspetti neuroscientifici e della leadership legati all’autonomia e un articolo di Mc Kinsey che linko qui e che si focalizza sulla Gen.Z.

Quante volte sentiamo parlare di autonomia come di un bisogno primario dell’essere umano e quante volte questo bisogno è collegato prima alla vita lavorativa che ad altri ambiti? Spesso vero? Perché poi, scusate la digressione, parliamo tutti di Life Balance (I’m the first one 😅) e non più di Work Life Balance, ma poi nella pratica di tutti i giorni parlare di vita senza fare uno spaccato (nel vero senso della parola) solo sul lavoro non è mica facile; forse non è possibile cosa dite?

E quasi come se ci fosse un paradosso o meglio qualcosa da accettare, è quasi come dire che la frase “il lavoro nobilita l’uomo” sia una presa in giro ma allo steso tempo un dato di fatto. Il paradosso è che il lavoro toglierà sempre spazio ad altro ma è allo stesso tempo una possibilità. La possibilità di renderci conto che lavorare è stata da sempre la prima forma di condivisione, supporto e relazione non solo tra esseri umani ma anche tra esseri viventi in generale.

E allora forse questa non è una digressione perché come sta tutto questo con il desiderio di autonomia? Leggendo l’articolo di Mc Kinsey mi viene da pensare che l’autonomia che cerchiamo sia più spesso un’illusione, perché a quanto pare la maggior parte della persone che hanno detto “NO” al vecchio modello di lavoro non riescono però a costruirsi tutta l’autonomia necessaria, ad esempio quella economica. 

La parola illusione ha tanti significati e quindi chiariamo cosa intendo dire; illusione potrebbe essere quando crediamo che certe scelte siano più facili, comode…peggiore delle ipotesi. Altro significato è che ci illudiamo di essere originali e diversi quando in realtà stiamo seguendo un’onda comune. Altro significato è legato al sogno che facendo anche noi questo passo (autonomo) contribuiamo a cambiare l’organizzazione del mondo o meglio del lavoro.

Vi ritrovate? 

Avete altri significati? Ma questa autonomia è veramente un bisogno primario e utile al benessere lavorativo?Come possiamo parlare di empatia, relazioni, condivisione e allo stesso tempo essere autonomi? Possiamo rispondere a queste domande dicendo che le due cose non possono stare insieme o possiamo cercare un modo per farle stare insieme. Pensateci è una delle grandi tensione della nostra quotidianità. 

E’ compito di ognuno di noi farcela e questo è uno dei tanti significati di “autonomia positiva”. Ognuno di noi ha una responsabilità primaria ovvero diventare responsabile e quindi leader del pezzo di vita che pulsa in sé stesso. Sono autonomo quando so come funziona e come far funzionare la mia fisiologia per il benessere personale e collettivo e per essere consapevole di chi sono e non in balia incontrollata della chimica. Sono autonomo quando riesco a vedere negli altri me stesso. 

L’autonomia è la consapevolezza di sé come vita in relazione alla vita, che è come dire che sono autonomo quando sono completamente in relazione. Una bella contraddizione, ma, dal mio punto di vista l’unica realtà, anzi l’unica interpretazione. E quindi nel lavoro, nei nostri sogni, come si può realizzare tutto questo? Un passo alla volta, ognuno per sé (autonomia) e tutti insieme (relazione). Sembra quasi utopico perché significa cambiare il nostro senso di umanità, ci vorranno mille anni, ma se c’è un destino (e non lo so) credo che questa sia una delle poche direzioni nelle quali, con tanti incidenti di percorso, dovremmo andare. Perché spesso (CIT. mia) quello che vogliamo non è quello di cui abbiamo veramente bisogno.


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