Alessandro Broccolo – Coach professionista

I nostri bisogni

28 Giugno 2022

Condividi su

Intro: ci sono due capacità che diamo per scontate e che poi si rivelano più difficili del previsto:
che cosa desideriamo veramente?
di che cosa abbiamo bisogno?

Due domande semplici, scontate, ma che racchiudono tutta la nostra consapevolezza; la consapevolezza di noi stessi e di quello che vogliamo.

—————————

Come dicevo nell’introduzione non è facile sapere di cosa abbiamo bisogno e quali sono i nostri desideri.

Proviamo subito. Per chi non potesse scrivere, basta anche solo pensare. Risposte lampo, le prime che vi vengono in mente:

fate una lista dei vostri primi 5 bisogni
fate una lista dei vostri primi 5 desideri

Alcuni di noi potrebbero non essere arrivati a 5, soprattutto sui desideri. Alcuni di noi potrebbero essere arrivati a 5, ma poi scatta subito la domanda: “ma è veramente questo quello che desidero?, quello di cui ho bisogno?”.

Comunque sia andato questo esercizio, se ci mettiamo a fare una lista di cosa vogliamo veramente, può capitare che ci troviamo in difficoltà. Può capitare che siamo troppo vaghi: “ voglio essere felice, voglio stare bene” che in realtà non sono desideri, perché come abbiamo detto, questi sono stati interiori, poi bisogna capire come esprimerli.

Ecco il desiderio è un’espressione di quello che siamo. Infatti il desiderio ha dato origine alla vita e la Purpose è esprimere vita, quindi desiderare.

Bisogni e desideri. Non so se ci sia un ordine e possiamo non porci il problema.

Oggi vi propongo di concentrarci sui bisogni e un’altra volta ci concentreremo sui desideri.

E’ abbastanza logico pensare che siano collegati; un desiderio nasce da un bisogno. Forse può essere anche il contrario, un bisogno nasce da un desiderio, è un pò come il legame tra pensieri e neurotrasmettitori, non si sa bene chi venga prima e dopo.

In sostanza il processo può essere: i nostri sensi, soprattutto vista e udito, registrano qualcosa, questo fa nascere in noi sensazioni ed emozioni che portano ad azioni, più o meno volontarie. In questo processo, grazie quindi ai sensi e alle emozioni, c’è una sorta di traduzione di queste ultime in un bisogno, che diventa desiderio.

Questa breve spiegazione, l’ho inserita perchè è sempre bene ricordare, che anche se la nostra consapevolezza è quella di sapere di essere altro, ovvero coscienza, spirito, anima – e che questo altro si può attivare con consapevolezza e motivazione grazie alla Purpose – di base il nostro funzionamento è quello fisiologico, millenario e in animale, legato ai sensi.
Siamo in un piccolo involucro detto corpo e in un grande involucro detto mondo.

La differenza la fa proprio la nostra consapevolezza.

Cosa dovrebbe averci fatto capire questa prima parte? Che il nostro corpo e la nostra mente hanno bisogni e desideri dati proprio da come siamo programmati, dalla natura, dalla vita. Quello che vogliamo però fare è prendere in mano la situazione e decidere noi di cosa abbiamo bisogno.

Che cosa dovremmo raffinare per sentire i nostri bisogni?

Lasciamo stare i bisogni fisiologici, primari, quelli che vanno per conto loro, non sempre ma quasi sempre, come andare in bagno.

Cosa dobbiamo raffinare?
Quando parliamo di bisogni stiamo parlando di:
ascolto;
percezione;
consapevolezza.

Soprattutto ci dobbiamo chiedere CHI STA PERCEPENDO QUESTO BISOGNO? CHI E’ SEMPRE LA CHIAVE DI TUTTO.

Questa è la domanda, il CHI, che ovviamente si porta con sé i punti precedenti: saper ascoltare, percepire, essere consapevoli. Chi ascolta, chi percepisce, chi è consapevole? Chi decide cosa fare di un bisogno?

Tutto quello che abbiamo detto nella puntata sull’equanimità, la N 3 di questo podcast, è centrale per i bisogni.

Senza equanimità non ci può essere ascolto, percezione e conseguente azione consapevole. Senza equanimità la nostra parte “animale”, che in questo tipo di esistenza, quella terrena, dobbiamo riconoscere essere la più forte, prende il sopravvento.

Prende il sopravvento se non lavoriamo dentro, nella Purpose e anche più sotto.

Abbiamo detto che l’equanimità si sviluppa con esercizio, perchè di default non siamo proprio equanimi; vale per quasi tutti noi, ovviamente chi più e chi meno.

Conoscete tutti la piramide di Maslow immagino, altrimenti la trovate in un attimo on line.
Fin qui possiamo dire che Maslow aveva già fatto tutto il lavoro che serviva. La sua piramide dei bisogni, da quelli fisiologici e di sopravvivenza a quelli di autorealizzazione, ci spiega già tutto.

Maslow è stato forse il primo coach del benessere.

Maslow mise sulla punta della piramide l’autorealizzazione, ma sembra che prima di morire, avesse evoluto il suo concetto verso qualcosa di più spirituale: l ’auto-trascendenza, nella quale l’individuo non è più solo ma unito da sempre al tutto, nella quale l’individuo scopre la sue essenza che è quella di tutti gli esseri.

Insomma Maslow stava andando verso la spiritualità e la Purpose, verso la consapevolezza come la intendiamo noi, ovvero il CHI SIAMO. Maslow aveva capito che i bisogni di corpo e mente e mettiamoci pure l’ego, una volta soddisfatti non stanno li, non sono superati, ma agiscono ancora in noi se non siamo nella Purpose.

Il CHI quindi è come sempre centrale per creare quel distacco equanime e consapevole, ma coinvolto, che ci permette di essere liberi di decidere di cosa abbiamo bisogno, indipendemente da corpo e mente.

Attenzione che ho detto indipendentemente da corpo e mente e non “tralasciando corpo e mente”. Corpo e mente non vanno tralasciati altrimenti vanno per conto loro come abbiamo detto prima.

Qui sta l’importanza della piramide di Maslow.

L’ascolto, la percezione, sono proprio qui: il non sapere di cosa abbiamo bisogno per il nostro corpo e per la nostra mente è quello che ci porta fuori strada. Non siamo la mente ed il corpo, vero, ma mente e corpo ci servono e se non li curiamo e usiamo come si deve, fanno tutto da soli; facendo tutto da soli, da una parte facciamo del male al nostro spirito che paga il fatto di esserci dimenticati di lui, anzi di noi, di chi siamo e dall’altra facciamo del male al nostro corpo e alla mente.

Ecco perchè parlare di questo non è mai tempo perso. Ecco perchè anche se siamo in mille a dirlo, ognuno di noi può dare il suo contributo;

PERCHE’ LA PRIMA COSA CHE FACCIAMO AL MATTINO QUANDO CI SVEGLIAMO E LA SERA QUANDO CI ADDORMENTIAMO, E’ DIMENTICARCI CHI SIAMO e nel farlo tralasciamo spirito ma anche corpo e mente, essendo questi strumenti dello spirito.

E anche se Maslow elaborò la sua piramide negli anni 50’, anche se è ovvia, proprio la mancanza di ascolto e percezione ci riportano giù alla base della piramide, in modo subconscio. Quando si parla di Maslow tutti ci diciamo che oggi siamo sulla punta della piramide, nell’autorealizzazione, ma è proprio così?

Alla base della piramide abbiamo i bisogni fisiologici come la respirazione. Sappiamo come respiriamo e decidiamo noi come farlo?

Salendo abbiamo la sicurezza che può essere fisica o psicologica. Nella parte del mondo dove non c’è la fame, è l’obesità la prima causa di morte come origine delle malattie croniche. Siamo quindi al sicuro perché c’è cibo?

Poi abbiamo l’appartenenza come famiglia e lavoro. Ma cosa sono famiglia e lavoro se non possibilità di condivisione di Purpose? Sono un nostro possesso o un’etichetta o dovrebbero essere un luogo di Purpose e amore dove creare sicurezza?

Arriviamo a stima e autorealizzazione: ansia, paure, licenziamenti di massa e tutti a farci le grandi domande, perché vogliamo capire di più chi siamo, arrivare sulla punta nascosta di Maslow che lui sembra chiamò auto-trascendenza.

Forse non siamo così in alto o forse lo siamo, ma ci siamo dimenticati che per stare alti ci serve il basso; questo è un vero bisogno.

PER STARE ALTI CI SERVE PRENDERCI CURA DEL BASSO. PER STARE DENTRO DI NOI CHE SIA ANIMA, PURPOSE O L’AUTO TRASCENDENZA DI MASLOW, DOBBIAMO ESSERE NOI E NON I MECCANISMI DI SOPRAVVIVEVENZA E I SENSI A PRENDERCI CURA DI CORPO E MENTE.

Ve la propongo così: quella di Maslow non è una piramide, ma una sfera che non ha un ordine.

Quali sono quindi i primi passi che potremmo fare per riconnetterci con i nostri bisogni?

Prima di tutto ricordarci che ci sono due aree di bisogno:
i bisogni dei nostri strumenti come corpo e mente;
i bisogni della nostra interiorità.

Dovremmo prenderci cura degli uni o degli altri in modo separato?

Forse NO! E’ più importante dentro di fuori, mmmmm secondo me no! E’ importante agire fuori essendo connessi con dentro, con la nostra interiorità.

I bisogni interiori, troppo spesso, non sappiamo neanche quali siano. Li confondiamo con quelli esteriori. Siamo stressati, vogliamo la vacanza, arriviamo al week end stanchi e vogliamo fare festa o riposare. Ci buttiamo sui piaceri della vita.

E’ forse sbagliato? Se siamo nel nostro equilibrio la mia proposta è no, non è sbagliato godersi i bisogni esteriori.

SBAGLIATO E’ CREDERE CHE QUEL TIPO DI BISOGNO SIA DEL CHI, DEL DENTRO DI NOI. SE SIAMO STRESSATI E CI BEVIAMO DUE BICCHIERI IN COMPAGNIA, PERCHE’ NO, FORSE FACCIAMO BENE (RIPETO OGNUNO TROVA IL PROPRIO EQUILIBRIO), MA NON STIAMO SODDISFACENDO UN BISOGNO INTERIORE LEGATO ALLA PURPOSE, ALL’ANIMA O SPIRITO, ALLA NOSTRA FONTE.

La nostra mente ed il nostro corpo ci chiedono di soddisfare con lo svago i loro bisogni, perché si sentono abbandonati dalla nostra interiorità.

Stiamo soddisfacendo un bisogno identificandosi con quello che vogliono mente e corpo, incastrati nel meccanismo sensi, emozioni, fisiologia.

Questi sono bisogni esteriori, nel senso di fuori dalla nostra interiorità. Per soddisfarli abbiamo bisogno di uno stimolo esterno.

Su questi siamo tutti più o meno bravi a riconoscerli e soddisfarli, ma il punto è non fermarsi qua.

Staccarsi da questi bisogni e soddisfare quelli interiori ci porta verso un tipo di soddisfazione diversa, una soddisfazione che non finisce quando lo stimolo esterno appunto finisce.

Questi bisogni sono comuni a tutti noi e riguardano felicità, amore, motivazione, dare e ricevere, senso di Purpose. Sono il bisogno di contatto con la vita quindi ad esempio con la natura. Questi sono bisogni che soddisfiamo nella nostra interiorità, in silenzio, meditando sia da seduti che in tutte le azioni che facciamo. Questo bisogno è solo quello della nostra interiorità che soffre perché ci dimentichiamo di lei.

Questa interiorità è molto generosa, sa cosa vogliamo. Una volta che ci siamo riconnessi con lei, siamo molto più liberi di soddisfare i bisogni di mente e corpo non come compulsioni, ma come libertà.

E qui arriviamo a quello che ci piace: goderci la vita.

Se coltiviamo la soddisfazione dei bisogni interiori, quelli esteriori diventano un’espressione di chi siamo, li padroneggiano, non ci sono più compulsioni.

Questo lo abbiamo imparato da ragazzi; la differenza tra noi e gli animali “dovrebbe” essere che noi gestiamo le compulsioni. Però quasi nessuno ci ha detto come fare. Ci hanno solo detto di rinunciare, di controllarci, di tenere a freno gli impulsi.

Bene ora sappiamo un pò di cose nuove, vediamole e chiudiamo.

1 che questi impulsi sono dati dalla nostra stessa natura;
2 che non è il controllo che ci libera, ma riconnetterci con chi siamo dentro;
3 che facendo questo (perché accade già nel percorso e non alla fine) diventiamo liberi di goderci la vita perchè i nostri bisogni interiori sono soddisfatti e ci danno quella forza e motivazione per goderci quelli esteriori con consapevolezza;
4 oggi, come sempre, ci siamo ricordati che quella forza che si attiva dentro e che si manifesta fuori è LA PURPOSE.

Grazie.


Newsletter informazioni

ACCEDI